[fictionbrutta] Ladri si nasce

Un Pingitore d'annata

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  1. Jimmy Matthews
     
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    Film tv di metà anni '90 di Pingitore realizzato dal gruppo del Bagaglino e da altri attori fedeli al regista.

    Il film è strutturato a sketch che si svolgono tutti in maniera uguale. Un personaggio all'apparenza integerrimo riceve una mazzetta, si ritrova in qualche guaio per motivi diversi e li risolve sempre dando via una tangente più grande. Anche le battute sono le stesse dall'inizio alla fine, giochi di parole con le consecutio temporum, battute a sfondo sessuale e sottolineatura del moralismo ipocrita dei personaggi. L'unico guizzo si avrà nella scena finale, ma ci arriviamo tra un po'.

    Si inizia con Maurizio Mattioli che interpreta un vigile urbano all'apparenza inflessibile (la sua entrata la fa sparlando di Craxi e dei politici corrotti dal giornalaio), e che invece si prende le mazzette dai commercianti della sua zona per non fargli le multe. Portato in tribunale (da Antonio Cantafora, il mitico Michael Coby sosia di Terence Hill), viene assolto dal magistrato (Gianni Bonagura) che non trova traccia della tangente di un milione di lire appena intascata (e nascosta nelle mutande). A casa trova sua moglie Serena Grandi (ovviamente in deshabillé) che si prepara per andare a fare per la quinta volta l'esame per la patente. Dopo aver quasi ucciso l'esaminatore Oreste Lionello (gay e con un parrucchino riccio) provocando un incidente, riesce ad ottenere la patente pagando due milioni ad Alessandro Partexano (visto anche nel mitico "Napoli serenata calibro 9"). Partexano a sua volta darà quattro milioni a Leo Gullotta, il professore d'italiano di sua figlia, per farle passare l'esame di maturità. Gullotta riuscirà nell'impresa di confondere il resto della commissione d'esame facendo passare dei versi di Baglioni per "una delle prime versioni del passero solitario" e una canzone di Jovanotti per "un Pascoli minore".
    Ma Gullotta si godrà i soldi per poco, infatti due energumeni lo prelevano con la forza e lo portano da Marisa Merlini, che rivuole i cinque milioni diventati dieci con gli interessi ("100% in una settimana perché so onesta, altrimenti sarebbe 100% al giorno") che lei gli aveva dato per giocare al lotto. La Merlini investirà questi soldi e qualche altra decina di milioni per trovare un posto al suo figliolo nello studio di Gian (con Francesca Rettondini come segretaria), facendolo passare come invalido grazie all'interessamento del medico Carlo Frisi. Gian dovrà poi pagare 50 milioni al sindaco di un paesello (ovviamente Martufello nella sua instancabile maschera del burino) per avere un terreno che aveva promesso a una coppia di imprenditori un po' maneschi, e lo stesso Martufello (che ha per moglie Adriana Russo, presenza fissa in molti filmbrutti tra i quali "Non aver paura della Zia Marta") girerà quei soldi e altri 30 milioni ad Enzo Cannavale, un sindacalista che vorrebbe denunciarlo perché nella sua terra fa lavorare diversi immigrati in nero. Cannavale, oltre che sindacalista corrotto è pure pappone, e così si troverà costretto a regalare 100 milioni a Orso Maria Guerrini che lo ricatta con l'aiuto di una delle prostitute della sua "scuderia". Ma Guerrini ha un problema, la sua donna (Eva Grimaldi) desidera sfondare come cantante, ma non ne ha assolutamente le qualità. Pur di non scontentarla il futuro baffo Moretti paga 150 milioni a Pippo Franco (in un ruolo simile a quello che aveva in "Gole ruggenti" sempre di Pingitore), per farla partecipare al suo festival che è praticamente un'anticamera per Sanremo. Il presentetore però verrà inguiato subito dopo, e per salvarsi dalla galera ricorrerà ovviamente alla tangente (di 300 milioni), fatta recapitare a Stefano Antonucci tramite l'intercessione del suo avvocato Daniele Formica. Ma anche Antonucci è sorvegliato, e anche lui per salvarsi dalle manette pagherà un bel miliardo di lire allo stesso magistrato che abbiamo visto all'inizio del film.
    Ed ecco il finale metacinematografico. Tutti i personaggi si ritrovano in un ristorante e si sparge la voce che tra i clienti ci sia Bettino Craxi, in quegli anni in esilio ad Hammamet. La notizia li fa insorgere, e tutti si dirigono dal malcapitato per cacciarlo e picchiarlo, ma lui si difende affermando "io non sono Bettino Craxi, sono Pierluigi Zerbinati, il sosia". Ma la folla non sembra credergli e Zerbinati viene costretto a lasciare il locale scortato dalla polizia per evitare di essere linciato. Il film si conlude con l'inquadratura del nome del ristorante "Bella Italia", e con una panoramica dei personaggi che insultano il povero Zerbinati dopo che li abbiamo visti mentre si scambiavano mazzette per tutto il film.
    La cosa buffa è che questo episodio è realmente capitato a Zerbinati.

    - L'episodio interpretato da Orso Maria Guerrini ed Eva Grimaldi è simile al rapporto tra Joe Viterelli e Jennifer Tilly in "Pallottole su Broadway", e la Grimaldi tiene testa benissimo alla collega americana :)
    - Un ancora sconosciuto Max Giusti compare nel ruolo del cantante della band "I morti di fame", ma è uncredited
    - Nella scena in cui Martufello e Adriana Russo sono a letto, i due guardano in tv un programma con Alessandro Cecchi Paone. La Russo commentando la bellezza del presentatore provoca involontariamente una delle poche battute divertenti del film

    Edited by Jimmy Matthews - 18/9/2009, 16:03
     
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11 replies since 18/9/2009, 13:59   821 views
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