Un pazzo venerdì (1995) aka Freaky Friday

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  1. Angelo Ubriaco
     
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    CITAZIONE (rsi @ 26/11/2008, 15:26) 
    è un film che mi era piaciuto parecchio.

    era un film molto carino tipo "viceversa" ,"quel pazzo venerdì" "hot chicken-una bionda tutta d'oro" in cui una mamma e una figlia si scambiavano identità.alla fine la mamma che non era capace doveva fare una gara di tuffi nei panni della figlia che invece era una campionessa di ciò.aveva pure un fratello secchione che ci prendeva sempre le botte dai bulli.mi sembra la mamma lavorasse in un negozio di moda o simil.lo vidi su disney channel poi non lho più visto era molto carino.

    potrebbe essere "tutto accade un venerdi", l'originale (con una giovane jodie foster) da cui hanno tratto il remake con lindsay lohan...
    http://italian.imdb.com/title/tt0076054/

    Edited by Hywel - 9/4/2016, 21:52
     
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  2. rsi
     
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    CITAZIONE (Angelo Ubriaco @ 16/9/2009, 16:06)
    il 6 potrebbe essere "tutto accade un venerdi", l'originale (con una giovane jodie foster) da cui hanno tratto il remake con lindsay lohan...
    http://italian.imdb.com/title/tt0076054/

    graziemille!!!!! :)

    si non so se fosse quello.credo di no.perchè quello che vidi era su disney channel ed era nuovissino,molto più recente di questo.
    cmq ti ringrazio davvero tanto. :)
    anche questo lho metto cmq in dowload ;)
     
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    Il film che cercava rsi è Un pazzo venerdì aka Freaky friday, questa la trama (cito da CinemaDonna):
    CITAZIONE
    Annabel ha tredici anni ed è responsabile della squadra di della sua classe. Per lei le altezze non sono un problema. Lo sono invece per sua madre, Ellen, che non riesce a salire nemmeno i pioli di una scala. Oggi, dopo due anni di divorzio, Ellen sta con un uomo, Bill. L’uomo non è visto di buon occhio da Annabel che non vuol sentire parlare né di un secondo padre né di una nuova famiglia, ma è indigesto anche al suo fratellino più piccolo, Ben, per via che Bill, invece che per nome, lo chiama “sfasciacarrozze” un appellativo che, qualsiasi cosa significhi, al bambino suona male. Ellen e Bill mandano avanti una sartoria, una piccola casa di moda. Bill oggi è fuori città. Quando telefona, gli risponde Annabel. Lui, sempre per cercare di smussare, le preannuncia una sorpresina. Lei non gli fa nessuna festa. Una mattina come tante. Ellen mette sull’autobus della scuola Annabel e accompagna all’asilo Ben; poi va al lavoro. Qui arriva accompagnata dai fischi e dalle paroline di apprezzamento degli operai che lavorano nei paraggi (“ehi, pupa… allora, bellezza”). Quando Annabel arriva a scuola trova una sgradita sorpresa. A breve ci sarà l’annuale gara di nuoto, la sua scuola gareggia con un’altra e lei oggi ha il problema di come sostituire una compagna impossibilitata. La scelta potrebbe cadere su Helen, appoggiata da Rachel, la regina della classe; ma Jackie forse merita di più. Se Annabel dovesse scegliere quest’ultima, Rachel le renderà la vita sicuramente molto difficile. La giornata viene comunque archiviata, ma con la solita caterva di problemi, in sartoria per Ellen, a scuola per Annabel, a casa per entrambe. I figli sono una costante sovrasforzo di preoccupazioni e impegni per Ellen. Dal canto suo, Annabel, è del parere, che sua madre non la lasci in pace, che l’abbia presa di mira, per mille motivi. Un giorno, ad esempio, la riprende perché s’era dimenticata di una cosa e ne approfitta per rimproverarle il fatto che si dimenticarsi di tutto. Annabel che cerca di tenerle testa come può, replica con un pizzico di cattiveria di troppo (“tu hai dimenticato di tenerti un marito!”). A sera ci si ritrova a tavola con Bill, che ha portato le “sorprese”. Sono due talismani, uno per Ellen e l’altro per Annabel, oggetti misteriosi, dotati di poteri magici. Trasformano i sogni in realtà. Riferendosi alla presenza ingombrante del patrigno, Annabel non si lascia sfuggire l’occasione per lasciar partire una delle bordate: “Cioè, se dico che qualcuno deve sparire, sparisce?”. L’indomani Annabel, che da casa vuole cercare di risolvere il problema della sostituzione della collega nella gara di tuffi, ha bisogno del telefono, che è in mano a sua madre. La ragazzina si lamenta che in quella casa non si riesce a telefonare mai. Sarebbe il caso, aggiunge, che sua madre le comprasse un telefono personale. Ellen replica che è ancora troppo giovane per avere un telefono tutto per sé e Annabel, che vuole avere sempre l’ultima parola, ribatte col suo solito stile “Adamo ed Eva”, della summa dei cahier a ritroso, del prendere più piccioni con una fava: “Sono troppo giovane per avere un ragazzo (si riferisce ad un precedente dialogo), sono troppo giovane per avere un telefono, per te sono troppo giovane per tutto…”. Arriva un venerdì tredici. Ellen, in macchina con Bill, spera che quella data non le porti sfortuna. Lui si meraviglia che lei creda ancora a queste sciocchezze e lei gli ricorda che lui in materia non deve dare lezioni a nessuno, visto che le ha appena regalato un talismano. Si profila per Ellen un’altra giornata pesante; così, pensando alla vita spensierata della figlia, tra sé e sé sospira: “Mi piacerebbe vivere la sua vita!”. In quello stesso momento, avvilita per quei problemi troppo grandi per una ragazzina della sua età, Annabel, pensando alla madre e alla vita facile degli adulti, esprime lo stesso identico pensiero, rovesciato. Detto fatto, si ritrovano l’una nei panni dell’altra, letteralmente. Hanno cioè cambiato aspetto, ma la testa, le idee, i pensieri sono quelli loro, singolarmente parlando; le due donne sono le stesse, Ellen è Ellen e Annabel è Annabel, solo in un corpo diverso. Quando lo scopre, e succede subito dato che le parlano tutti come se avessero davanti la figlia, Ellen ha un sobbalzo: “E’ un incubo, sono nel corpo di Annabel!”. Da questo momento Ellen è Annabel e Annabel è sua madre, almeno esteriormente, nominativamente. Ellen non può stare a preoccuparsene più di tanto, non oggi; presto ha un appuntamento importantissimo con Friga, una donna che le potrebbe garantire una commessa miliardaria e deve risolvere mille problemi. E’ nel panico perché, nei panni della figlia la sua destinazione è la scuola, non l’ufficio. Chi andrà a parlare con la cliente, sua figlia? Che casini combinerà con quella sua testa strampalata? Tra infinite difficoltà, svariati qui pro quo, il giorno passa senza grandi sconvolgimenti. Nessuno s’è accorto di niente. Per loro due, obiettare, difendersi urlando in faccia a tutti di non essere quello che sono sarebbe stato un fatica inutile, estenuante. Quando lo fanno si mettono a ridere, pensano ad un gioco. Quando insistono rischiano di essere prese per pazze. L’indomani, quando Bill incontra Ellen, non sospettando il mutamento, vorrebbe baciarla. Ellen, ovviamente, si nega. E’ addirittura schifata alla sola idea. Non vuole nemmeno farsi toccare. Nel corridoio della scuola cominciano i primi impatti per Annabel. Le amiche, incontrandola, vorrebbero scambiarsi i vestiti. Lei si meraviglia e non vede il motivo per scambiarsi un vestito con chicchessia. Le altre, più meravigliate di lei, replicano che è una cosa che fanno quotidianamente. Più avanti incontra un bel ragazzino che le mostra familiarità. Non conoscendolo, gli chiede accattivante: “E tu chi sei?”. E’ Luc. “Da quando sei così carico?” replica lei, ricordandosi di non aver avuto parole di apprezzamento parlando di questo sconosciuto dongiovanni in erba con sua figlia. Poi lo scontro a muso duro con Rachel, a proposito della sostituzione in squadra dell’assente. Quindi la lezione di lingua spagnola. Le lingue straniere da sempre sono il suo debole, ma oggi Annabel meraviglia tutti per il suo fluido modo di leggere, di parlare. In ufficio, c’è un problema di stoffe che Ellen non ha la minima idea di come risolvere. Un incontro, poi, con due giapponesi si rivela esilarante se non facesse presagire una qualche catastrofe all’orizzonte. A scuola, costretta a scegliere per completare la squadra, con quel suo modo libero di pensare, mai disposta a farsi condizionare né intimidire, Annabel sceglie Jackie. Più tardi, ha uno scontro col professore di anatomia che aveva fatto tutto un discorso di esofago e budella. Schifata, Annabel era si alza e si era lanciata in una filippica su quelle lezioni stomachevoli e antiquate. Riceve l’applauso della classe ma finisce dalla preside. Questo secondo incontro-scontro rischia di aggravare la sua già pregiudicata situazione. La donna ventila l’ipotesi si una severa punizione. Prima di andar via, Annabel, pensando ai suoi problemi in sartoria, propone alla preside un cambio: se le abbuonerà la punizione, lei vestirà la squadra di tuffi con le divise nuove disegnate da lei, fatte dalla sua sartoria, che la scuola potrebbe pagare al prezzo di costo, magari inventandosi qualcosa per racimolare i soldi: una lotteria scolastica, ad esempio. Viene cacciata via in malo modo. In ufficio, sulle spalle di Ellen, che sta seduta in modo sbracato e mastica chewing-gum, un nuovo peso: le viene chiesto dai suoi collaboratori più vicini di licenziare Joe, un dipendente sfaticato e assenteista. Chiamato al suo cospetto, il giovane si giustifica dicendo che è preso da così tanti impegni da non riuscire nemmeno a badare ai suoi figli. Lo licenzia senza pietà, così che potrà avere più tempo per stare coi suoi ragazzi, come dovrebbe fare tutti i padri. Poco dopo Bill la chiama “dolcezza”. Non l’avesse mai fatto. Ellen si irrita molto, odia questo tipo di appellativi, ma è la prima volta che Bill si sente rimproverare per averlo usato. Comunque, non è su questo che avviene lo scontro, quanto sul fatto che Bill trova sorprendente questo cambiamento di lei, improvviso, inspiegabile e pregiudizievole per gli incontri si lavoro che si accalcano sull’agenda della casa di moda. Questo suo modo sciatto di vestirsi, poi, questo non rispondere a tono, questo essere come con la testa fra le nuvole, lo mandano in bestia. Quello che però sorprende piacevolmente tutti è come ora Ellen si diverta a farsi scarrozzare dalla scala a pioli scorrevole da un lato all’altra della grande scaffalatura a parete. Da subito Ellen aveva capito che, se lei era nei panni di sua figlia, quest’ultima doveva essere nei suoi, e la visione diretta delle cose le aveva dato ragione; ma solo ora, cercando - come fa ad ogni piè sospinto - di capire il perché di questa trasformazione - le vengono in mente le parole di Bill: “ I talismani realizzano i desideri”. Capisce che tutto era partito da lì, da quell’amuleto, responsabile dello scambio. E’ da quella collana che bisogna partire per cambiare le cose. Passano i giorni. A scuola Annabel fuma, attirando su di sé molta attenzione. Sul talismano c’è una scritta che sembra un geroglifico. La professoressa di lingue, non conoscendo le lingue morte, la manda da una anziana studiosa di lingue antiche, sanscrito e compagnia bella: solo lei potrà decifrare la scritta sul talismano, l’unica che potrà aiutarla a riattivare il meccanismo magico della realizzazione dei desideri, del mutamento. Ellen, intanto, approfittando della carta di credito di sua madre, compra tutto quello che le viene in mente, compreso un paio di pattini in linea correndo sui quali si sposta da un lato all’altro della città, secondo le esigenze della sartoria. Ad Annabel, a scuola, le cose non vanno sempre così bene, non riceve sempre applausi, così come quando, a lezioni di ginnastica, fa una partita di pallacanestro da fare pena. Lo sport non è mai stata il suo forte. Il giorno dopo, Ellen, in grande ritardo, arriva all’appuntamento con Frida, commerciante di moda, sui pattini a rotelle. Come non bastasse, non ha con se né i bozzetti né il campionario. La sua interlocutrice comincia ad averne abbastanza e lei fa tutto un discorso sulla moda giovanile pazzesco ma molto convinto. Bill è fuori di sé, la tira in disparte, la minaccia, le urla di tirar fuori i bozzetti della linea per bambini e le ricorda che se non concludono quel contratto chiuderanno per fallimento. Ellen tenta di salvare il salvabile e parla, cosa di cui una adolescente come lei conosce a menadito, di come i ragazzi vedono la moda, di come dovrebbe essere una moda per ragazzi; parla di come loro si vestono, di come si scambiano i vestiti, ecc. ecc. La sua foga, il suo entusiasmo, la freschezza delle sue idee, incuriosiscono Frida che potrebbe essere l’indomani con lei alla gara di nuoto dove, a dire di Ellen, i ragazzi indosseranno una divisa uscita proprio dalla sua sartoria. Si lasciano. Ora per Ellen viene il momento più difficile: deve convincere la preside e i ragazzi ad indossare le sue divise. Da parte sua, Annabel, preoccupata di come vanno le cose in sua assenza, dei casini che può combinarle la figlia, si tiene in costante contatto telefona col suo ufficio. Viene a sapere che proprio ora c’è una visita di un funzionario dell’ufficio delle tasse, che ha trovato delle manchevolezze e che sta portando via i registri. Piove sul bagnato. Poco dopo incontra Luc. Il ragazzino le ricorda che questa sera hanno un appuntamento, per andare in quel certo posto. Nomina il posto. Annabel si meraviglia: “Ma non è quel posto dove vanno a pomiciare le coppiette?”. Luc annuisce. Lei, pensando alla figlia, trasecola: “Siamo già a questo”. Più tardi un vecchio cinese traduce la scritta sul medaglione. La scritta dice che se si desidera una cosa ardentemente questa si realizza, che cioè la forza di volontà fa miracoli, che tramite la forza di volontà si può raggiungere qualsiasi obiettivo. In sostanza, pensa Annabel, lei e sua figlia dovranno esprimere con forza un desiderio uguale e contrario al primo per tornare ad essere quello che erano. E’ il giorno della gara. Si prefigura un disastro: Rachel ha costretto le altre ragazze a ritirarsi, a dare forfait, e la squadra al momento è composta da due sole atlete: Annabel e Jackie. Ellen porta a scuola le uniforme e non ha difficoltà a farle arrivare ai ragazzi; poi ha anche uno scontro con Rachel nel corso del quale le dà una lezione su quello che significa gioco di squadra, come bisogna superare gli egoismi e le visioni personali quando c’è un superiore interesse collettivo in gioco. Riesce ad essere convincente e a lasciare una Rachel nel dubbio amletico: boicottare o non boicottare. Proprio oggi, in ufficio, Bill si decide a chiedere ad Ellen di sposarlo. Lei lo manda a quel paese. Telefona Annabel. Lui, intristito, le racconta del fattaccio con sua madre e lei lo rassicura: ti ha mandato a spasso perché lei non è me, dice ad un Bill che già questo discorso se l’era sentito fare molto volte di recente e su cui aveva sempre ironizzato. L’unico modo per cambiare è ritrovarsi lei e la figlia nello stesso posto nello stesso momento, prima che il sole tramonti ed esprimere contemporaneamente quel desiderio. Ora sono in tre a volere che questo succeda, Ellen, Annabel e Bill. Le cose vanno organizzate per bene. Soprattutto lo scambio dovrà avvenire prima della gara di salto, perché Annabel soffre di acrofobia e salire un trampolino per lanciarsi da cinque metri in acqua è un compito al di sopra di ogni sua possibilità. Ma i tempi stringono e le due donne, Annabel ed Ellen, si ritrovano purtroppo con Annabel che si appresta a salire la scala del trampolino ed Ellen sugli spalti, con Bill e Frida. La squadra è al completo e indossa i vestiti della sartoria; Rachel ha fatto macchina indietro e si è rimangiata il boicottaggio. Annabel, intanto, continua la sua lenta salita dei gradini del trampolino; ci ripensa, torna indietro, si ricorda che la squadra conta su di lei per vincere e delle parole del vecchio cinese (pensare positivo, ognuno di noi con la forza di volontà si riesce a controllare il proprio destino) e arriva fino in cima. E’ quando salta che avviene il cambiamento, anzi è avvenuto un millesimo di secondo prima, nell’attimo in cui ha deciso di lanciarsi nel vuoto. Un salto splendido, impeccabile. Applausi, abbracci e baci. La vittoria è assicurata. Il contratto con Frida cosa fatta. Si ritrovano madre e figlia, da sole, sugli spalti della piscina ormai deserta. Parlano. Ormai è tutto chiaro, tutto è tornato al proprio posto e d’ora in poi la loro vita camminerà su binari diversi, meno confliggenti, meno conflittuali, anche perché ormai entrambe hanno capito che la vita è dura, non importa l’età.
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2 replies since 16/9/2009, 15:06   113 views
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