Quella casa nel bosco

Manterrà le aspettative?

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Monjoie
     
    .

    User deleted


    Anzitutto: ciao. Andrò a presentarmi in apposita sezione ove ne troverò una... :D
    Per ora busso, mi levo il cappello, e saluto.

    Veniamo al dunque.

    Il film l'ho visto qualche giorno fa.

    Decisamente tutt'altro che male, meritevole della visione e financo del noleggio; per gli aficionados si può pensare addirittura a rispolverare l'arcaico rituale dell'acquisto.

    E' vero, il film, come ormai arcinoto, gioca con gli archetipi del genere slasher anni '90, tutti. C'è la bionda troietta, la moretta morigerata, il nero, il palestrato, il nerd, talmente stereotipati da sembrare presi da una puntata di Scooby-Doo. Scopriremo peraltro verso la fine del film che perfino il gruppo in maniera così poco creativa assortito ha un suo perché. Anzi, in un gioco di specchi, qualcuno potrebbe perfino leggere nel film la risposta al "perché alcuni horror (il classico slasher con il gruppo di ragazzotti nei boschi etc. etc) sembrano tutti uguali?".... Non parliamo forse, a rigore, di metacinema, ma la direzione è quella.

    C'è poi il distributore di benzina arruginito nei boschi preso pari pari, ad esempio, da Wrong Turn, con tanto di benzinaio redneck; c'è il camper, il laghetto, la baita nei boschi, ovviamente il sesso come infallibile richiamo per il massacratore di turno, l'erba e via così.

    Insomma, fin qui come uno Shark Night qualsiasi. A differenza tuttavia, ad esempio, che nell'insultante spreco di pellicola di Ellis, qua i classicissimi topoi di un certo horror sono la base su cui costruire un plot meno deficiente e con una lettura più articolata e divertente, anche se lontana dalle leziosità autoreferenziali per iniziati.

    Anche il gioco di riferimenti e citazioni alle volte palesi altre un po' meno immediate, è ricco e va dal boogeyman agli zombi (quelli classici con chiari problemi di coordinazione ed agilità, non i centometristi venuti alla ribalta negli ultimi anni), al licantropo, ad Hellraiser, alla ghost story giapponese o coreana.

    La differenza con i pacchi di citazioni masturbatorie ammaniti da personaggini ampiamente spompati come Tarantino è che qui le citazioni ed i rimandi non sono irritanti leziosità, ma spesso sono funzionali al dipanarsi della trama ed alla creazione del fondale e del canovaccio narrativo nel quale i personaggi troveranno la giusta ordalia.

    Va detto, nemmeno l'idea della regia occulta e sadica (sia pure per un fine che sotto un certo punto di vista perfino quasi giustificherebbe i mezzi) è originalissima, altri hanno usato l'artificio narrativo con le varianti del caso, da The Running Man al recentissimo Hunger Games, a Battle Royale ed altri.
    Altri rimandi portano a Waxwork del 1988, altri per certi versi perfino al Grande Fratello, altri ancora vagamente potrebbero ricordare Lovecraft, od il tema del sacrificio umano come pratica per ingraziarsi le divinità, o magari in un impeto d'amore per il classico, il mito del Minotauro.

    La confezione sontuosa e la fotografia che sfoggia professionalità ma non originalità, come d'altronde già detto del plot, della sceneggiatura e della caratterizzazione dei ragazzotti che vengono mandati al macello, non vanno visti come limiti dovuti a mancanza di originalità, ma si armonizzano per creare il risultato. Non sempre è necessaria (e magari nemmeno utile) l'innovazione e la ricercatezza fine a se' stessa.

    Gli ingredienti insomma non sono magari tutti particolarmente ricercati, ma sono genuini, vari e saporiti; meglio così qualche volta che cercare il preziosismo che ha un sapore strano e lascia affamati. Nonostante tuttavia la semplicità degli ingredienti -ripeto non del tutto originali come alcuni vorrebbero far credere- e la loro eterogeneità, la pietanza é gustosa, e di questo va dato merito al cuoco. Drew Goddard, appunto.

    Non è magari il capolavoro di cui si sente anche parlare, i critici che gridano al mezzo miracolo sono palesemente troppo limitati al mainstream (mi piacerebbe leggere l'opinione di qualche appassionato serio e competente tipo Elvezio De Sciallis o quegli altri due o tre che in Italia sanno scrivere una recensione di un horror senza la banalità di un critico della stampa generalista o viceversa gli isterismi di un fan), ma è un bel film che piace e diverte, senza lasciare ne' fame ne' disgusto o acidità. Una boccata d'ossigeno beneficamente lontana dalla spazzatura gorn; dagli inutili sadismi ad un tanto al chilo di quell'inetto di Eli Roth (non a caso gratificato dell'endorsement di un altro fesso che meglio avrebbe fatto a tentare il concorso alle poste: Tarantino) alle porcherie putrescenti per un pubblico di malati in stile August Underground o A Serbian film.

    Consigliato.

    Voto: 7 1/2

    Nel congedarmi genuflettomi doverosamente allo staff tutto per avermi a tempo debito iniziato ai Misteri dell'Asylum e della Croce dalle sette pietre.
     
    .
31 replies since 26/4/2012, 08:17   889 views
  Share  
.